Ecco cos’è il covid, la fame di aria, ecco i medici e chi è pronto ad aiutarti… E chi no
Avezzano. “Magda, mio padre ha lavorato una vita in ospedale e mai abbiamo denigrado la struttura anche quando ce ne è stato motivo. Conosciamo l’ambiente e le dinamiche e per forma mentis non abbiamo mai calcato l’onda di politiche disfattiste!!! Io sono orgogliosa di chi fa il proprio lavoro in coscienza ed onestà…odio le polemiche sterili fini a se stesse. Chi giudica sempre e comunque, dovrebbe dimostrare prima cosa sia in grado di fare e FARLO!!!”.
Alessandra Di Pasquale la conosco davvero, così, con qualche messaggio scambiato su whatsapp. Un’amica mi ha inviato un suo post su Facebook pubblicato il 25 aprile. È una di quelle testimonianze che dopo qualche riga ti hanno già incollato lì, con lo sguardo fisso allo schermo di un cellulare che per troppo tempo hai tra le mani. Ad ogni ora del giorno e qualche volta anche della notte, da quando ci siamo ritrovati in emergenza sanitaria.
Il post l’ho detto tutto d’un fiato e ancor prima di contattarla per chiederle se potevo realizzare un articolo con il suo racconto, già immaginavo a come avrei potuto parlarne e a come incanarlo per dare un messaggio chiaro, per cercare di far capire davvero cosa Alessandra, 46 anni, di Avezzano, malata di covid, volesse e potesse dire ai lettori.
In realtà c’è ben poco che io possa aggiungere alla sua testimonianza perchè basta seguirla sui social per capire non solo cosa sia il covid ma anche come stravolga la vita di una persona che vive un quotidiano condividendolo con i familiari, i colleghi, gli amici.
Ma anche di come si rendano necessarie, nei giorni in cui ci si ritrova rinchiusi dentro casa a tu per tu, faccia a faccia con la malattia, le presenze di medici, infermieri, operatori sanitari. Quelli che in questi mesi di emergenza si sono ritrovati un giorno sì, e l’altro pure, attaccati dai commentatori seriali dei social, da chi senza alcuno scrupolo si è fatto portatore di rancore e di attacchi.
In un’Italia dove la sanità spesso non funziona, incatenata dalla burocrazia creata da una politica lenta e qualche volta impreparata ma un’Italia orgogliosa, sempre, di una sanità pubblica,popolata da operatori “buttati” in trincea, h24, tra la gente, tra i malati, instancabili e indispensabili.
